Weyward by Emilia Hart

Weyward by Emilia Hart

autore:Emilia Hart [Hart, Emilia]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Fazi Editore
pubblicato: 2023-06-06T16:13:02+00:00


25

Altha

Nelle segrete mi sarebbe piaciuto avere pergamena e inchiostro. Vedete, queste parole mi si stavano già formando nella testa e volevo metterle per iscritto fintanto che potevo ancora farlo. In modo che rimanesse qualcosa di me, dopo che avessero staccato il mio corpo dalla corda. Qualcosa a parte il cottage, dove sarebbero rimaste le mie cose – cose che appartenevano a mia madre, e a sua madre prima di lei – finché qualcuno non fosse andato a portarle via.

Ovviamente, però, allora non avevo pergamena e inchiostro e, anche se me li avessero dati, non avrei avuto la luce per vedere ciò che scrivevo. Mia madre mi aveva insegnato a leggere e scrivere. Le considerava abilità importanti tanto quanto sapere quali erbe davano sollievo dalla tal malattia. Mi aveva insegnato l’alfabeto proprio come mi aveva insegnato a usare l’altha e la digitale. Proprio come mi aveva insegnato altre cose, di cui non posso ancora parlare.

Non potendo scrivere, lì nelle segrete, feci ordine tra i miei pensieri. In un certo senso stavo facendo pratica, nel caso in cui ciò che aveva detto il reverendo Goode a proposito della prossima vita fosse vero e fossi sul punto di rivedere mia madre.

Mia madre. La sua morte mi pesava ancora molto, perché era stato un altro dei miei fallimenti.

Non molto tempo dopo che la coppia di Clitheroe era venuta a trovarci, mia madre aveva iniziato a cambiare. Una sera, mentre fuori spuntava la luna – era una luna nuova, ricordo, solo uno scarabocchio pallido nel cielo – mi aveva detto di indossare il mantello. Poi aveva preso il corvo, sistemandolo con delicatezza in un cestino coperto. Le avevo chiesto che cosa stesse facendo, visto che avevamo cresciuto il corvo da quando era solo un pulcino, proprio come avevamo fatto con sua madre, poiché entrambi recavano il segno. Lei non mi aveva risposto e mi aveva solo fatto cenno di seguirla nella notte. Non aveva detto niente fino a quando non eravamo arrivate alle querce che circondavano una delle fattorie, la fattoria Milburn, quella dove un giorno avrebbe vissuto Grace, anche se all’epoca non lo sapevo. Quella sera stavo pensando a lei, a come ci arrampicavamo sempre insieme su quegli alberi, i rami ritorti che ci cullavano. Quel ricordo ce l’avevo impresso nel cuore.

Mia madre si era inginocchiata davanti alla quercia più grande e aveva tirato fuori il corvo dal cestino. Non appena lo aveva posato a terra si era levato in cielo, la luna che ne illuminava le penne. Era tornato al suo solito posto sulla spalla di mia madre, ma lei gli aveva premuto la guancia contro il becco e aveva chiuso gli occhi, mormorando qualcosa che non ero riuscita a sentire. Il corvo aveva lanciato un grido angosciato, ma era volato via posandosi sui rami più alti della quercia, che pullulavano di sagome nere, altri esemplari della sua specie.

Io e mia madre eravamo tornate al cottage. Nell’oscurità non riuscivo a vedere la sua espressione, ma dal suono brusco e tremante del suo respiro avevo capito che stava piangendo.



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